Scopritelo alla fine di questo estratto, che vi consiglio vivamente di EVITARE se non avete ancora letto il libro.
Elia muove il pollice sulla ruota
centrale per qualche secondo, e io ne approfitto per osservarlo.
Finora, il suo corpo mi ha trasmesso forza, prestanza fisica. Adesso,
invece, ciò che vedo, ciò che mi colpisce, è la sua semplicità.
Il suo essere, nella temporanea spensieratezza di chi sta per
ascoltare una canzone, semplicemente uguale a me.
“Trovata. E' una delle mie
preferite,” dice, appoggiando l'iPod sul bracciolo che ci divide.
“Vediamo se la conosci.”
Preme la parte bassa del cerchio e la
musica comincia. Uno strano suono tiene il ritmo lento, poi una
chitarra, o forse un basso. Poi la voce di un uomo.
“Non la conosco,” sussurro dopo
pochi secondi.
“Peccato,” dice lui con un sorriso.
“Queste note hanno quasi un secolo.”
“Un secolo?”
“Mm-mm. La progressione è quella
classica, senti? Tuttavia-”
“Progressione?”
“La ripetizione di un elemento
armonico,” risponde. Quando scuoto il capo per mostrargli che
continuo a non capire, lui mi dice: “Ascolta.”
Fa schioccare le dita seguendo il tempo
della canzone, ripetendo 'tututun' fra le labbra.
Mi ritrovo a muovere le punte dei piedi
seguendo le sue dita. Mi ritrovo a sorridere e ad annuire. “Ora
capisco,” sussurro alla fine.
“Questa si chiama progressione,”
sussurra. “E anche se è standard, classica, il pezzo non ne
risente.”
La voce del cantante è profonda.
Canta, in inglese, di un uomo spaventato che chiede aiuto alla sua
amata. Le chiede di non lasciarlo. Le chiede di rimanere al suo
fianco.
“Io non ti odio,” dice Elia ad un
tratto. Fra le nostre teste c'è solo un palmo di distanza, forse
meno. “Lo sai, vero? Io non ti odio.”
Annuisco senza sapere di farlo,
ipnotizzata dai suoi occhi verdi. E non so più se siano le note o la
voce di Elia a cullarmi.
Il suo sorriso è l'ultima cosa che
vedo prima di chiudere gli occhi e lasciarmi andare.
Sento il sedile muoversi, distendersi,
e la sua voce all'orecchio.
“Buonanotte, Lilac.”
Vorrei rispondere, ma la musica
continua a cullarmi. Quella, o le braccia di Elia.
Otto ore dopo, quando Baguette mi dice
che siamo quasi arrivati a Pontenero, l'iPod sta ancora suonando la
stessa canzone.
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Il pezzo che i due ascoltano è questo.
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