Benvenuti nel sito-blog dedicato a Perfetto, il primo libro de La Trilogia di Lilac.
Qui troverete tutte le info riguardanti la storia, i personaggi, i luoghi di Perfetto.
Nella sezione La Tecnologia, scoprirete quali sono stati i miei spunti per la creazione del mondo di Lilac, mentre nella sezione Extra troverete la playlist, nuovi capitoli e tante altre chicche.

Margot (La Trilogia di Lilac #0.7)

Nel primo capitolo di Perfetto, Lilac accenna a com'è nata l'amicizia con Baguette.
In questo contenuto extra, scoprirete qualcosa in più.


Le Scuole di Base includono le elementari e le medie. Si trovano nella piazza principale di Malorai, assieme al liceo e all'edificio comunale.
Lilac Zinna è una delle prime bambine ad arrivare, accompagnata dalla nonna Francesca.
Indossa un vestitino verde smeraldo, largo alla base e privo di maniche. A coprire le braccia c'è il golfino blu che Francesca ha creato col suo cilindro assieme al vestito e alle scarpe.
“Nonna,” dice Lilac mentre scende dalla biposto. “Sei certa che il mio tablet sia carico, vero?”
“Certo,” risponde Francesca. “Ho cambiato la batteria ieri sera, e comunque ne ho sistemata una di riserva nella sacca.”
Francesca fa il giro dell'auto e le porge la sacca lilla che contiene il suo tablet (un modello nuovo, che Lilac ha ricevuto in occasione del suo compleanno), una bottiglietta d'acqua e un blister di pillole a basso contenuto calorico, qualora Lilac avesse fame durante le lezioni.
La bambina si guarda attorno con gli occhi attenti mentre cammina con sua nonna verso l'ingresso della scuola che dovrà frequentare per i prossimi quattro anni. E' emozionata, ma la mano di Francesca chiusa attorno alla sua le dà coraggio.
All'ingresso, le due trovano altre bambine, alcune di esse accompagnate da donne adulte. Lilac osserva le sue coetanee, indugiando su quelle che saranno le sue compagne di classe. Scruta i loro vestiti, stirando con la mano la gonna del suo, e osserva le pettinature di tutte, chiedendosi se i suoi capelli sciolti siano perfetti oppure si siano rovinati durante il tragitto nella biposto.
Una delle insegnanti si avvicina a Francesca, e le stringe la mano. Le due parlano, mentre Lilac continua ad osservare le bambine. Una di loro la saluta, e Lilac ricambia: è Haula, la figlia del sindaco Jamal. Vivono a pochi metri l'una dall'altra, e sua madre è (come tutte le donne di Malorai) una cliente della farmacia.
“Francesca!”
La nonna e Lilac si voltano contemporaneamente verso l'ingresso, richiamate dalla voce squillante di
una donna bionda che cammina verso di loro. Dietro di lei, intenta a sistemare sulle spalle un vistoso zaino giallo, c'è una bambina.
Lilac la riconosce subito, e non è per nulla felice di vederla.
“Juliette, eccoti!” dice Francesca, andando incontro alla donna per darle due baci sulla guancia. “E tu come stai, Margot?” chiede poi alla bambina, appoggiandole una mano sul capo. “Sei pronta per questo primo giorno?”
“Prontissima!” esclama Margot, facendo un passo in avanti. “Mi sono svegliata alle quattro, vero mamma?” Si gira a guardare la madre, da cui ha preso il colore dei capelli e quello degli occhi, e Lilac non può fare altro che provare la solita ondata di fastidio nei suoi confronti. Margot e Juliette frequentano spesso la farmacia della nonna, e in più di un'occasione la bambina ha cercato di giocare con lei.
A Lilac, però, i suoi modi non piacciono. Margot parla velocemente, come se non fosse mai capace di fermarsi. Lilac, invece, è posata, riflessiva, quasi lenta rispetto all'altra. Ogni volta che Lilac ha proposto un gioco da fare insieme (più per accontentare Francesca che per voglia di partecipare) Margot ha sempre trovato il modo per cambiare le regole. L'ultima volta in cui si sono ritrovate a giocare all'esterno della farmacia, Margot le ha perfino graffiato la biposto a pedali.
Ora le due bambine si guardano, mentre Juliette e Francesca parlano, e se Margot è elettrizzata come al solito, Lilac se ne sta ferma, indietro di qualche passo rispetto alle tre donne.
Margot solleva una mano per salutarla, e le sorride.
Lilac scopre, così, che le mancano due denti, gli incisivi inferiori.
A lei non è ancora caduto nessun dente, e per questo prova quasi una punta di invidia nei confronti di Margot.
Spero che non capiti nella mia classe, pensa la bambina dai capelli rossi.
Le speranze di Lilac sono inutili.
Non solo Margot capita nella sua stessa classe, ma la signora Giorgini, la loro insegnante, decide di sistemarle nello stesso banco.

**

Lilac non potrebbe essere più arrabbiata. Considera Margot una pessima compagna. E' disordinata, rumorosa. Parla durante le lezioni, guadagnando almeno un rimprovero al giorno, ed è una continua fonte di distrazione.
Come quando ha portato a scuola colori e quaderni e ha passato la giornata ad utilizzarli al posto del tablet, finendo per distrarre le bambine che non conoscevano i pastelli e quelle che volevano a tutti i costi usarli con lei.
O come quando ha smontato il tablet per cambiarne la batteria, chiedendo all'insegnante una pausa, altrimenti non avrebbe mai potuto compiere contemporaneamente due operazioni importanti come ascoltare e cambiare la batteria.
O come quando ha convinto una delle bambine a parlare per tutto il giorno pronunciando le parole al contrario, dicendole che così facendo la signora Giorgini le avrebbe dato un voto più alto.
Ogni mattina, Lilac entra in classe sapendo che per le cinque ore successive dovrà sopportare la maleducata euforia e il disordine della sua compagna di banco.
Ha provato a cambiare posto, ma sembra che nessun'altra bambina voglia sedere accanto a Margot. Ne ha parlato anche a Francesca, sperando che la nonna potesse intercedere con l'insegnante, ma è stato inutile. “Perché non provi ad esserle amica, invece?” ha detto la nonna.
Amica di una bambina matta da legare? No, grazie.

**

“Vuoi colorare con me?” chiede Margot un giorno, durante l'ora di Svago.
Lilac alza la testa dal tablet su ci sta leggendo un brano in inglese e osserva il disegno che l'altra le mostra. Un banco, due bambine, una con i capelli rossi e l'altra con i capelli biondi. Sulle loro teste sono scritti, in maiuscolo, i nomi MARGOT RIFORD e LILAC ZINNA.
“Ti piace?” insiste Margot, appoggiando il colore azzurro sul banco, in mezzo agli altri (a Margot piace seminare le sue cose sul banco, approfittando di ogni centimetro libero). Solleva il foglio davanti agli occhi di Lilac, e ripete la sua domanda.
“Perché non disegni col tablet?” chiede l'altra in risposta.
“Perché non mi piace.”
Lilac le invidia la capacità di parlare chiaramente nonostante le manchino due denti.
“Allora, vuoi colorare con me?” chiede Margot. “Dobbiamo fare il cielo, il sole e gli alberi.”
Lilac osserva il disegno, e poi il viso tondo della sua compagna di banco. “Ma qui non ci sono gli alberi. Siamo in classe, non lo vedi? Devi disegnare le pareti, gli altri banchi e la signora Giorgini. Non gli alberi.”
Margot sembra offesa dalla riflessione di Lilac. Osserva il foglio bianco colorato in malo modo per qualche secondo, prima di appoggiarlo di nuovo sul banco, davanti a sé. “Questo è il mio disegno,” dice sottovoce. “Posso disegnare ciò che voglio.”
“Come ti pare,” ribatte Lilac. Allunga il braccio sinistro come a dividere il banco a metà, e abbassa gli occhi per continuare la lettura.
“Come ti pare,” ripete Margot, scimmiottando la sua voce.

**

Due mesi dopo l'inizio delle lezioni, accade una cosa mai successa prima: Lilac arriva in ritardo.
Francesca si trattiene più del necessario a casa di una paziente ammalata che ha richiesto la sua assistenza, e per questo Lilac arriva a scuola quando le sue compagne sono già sedute e intente a scrivere sui tablet.
Dopo aver superato l'imbarazzo iniziale causato dagli sguardi meravigliati delle bambine (Lilac Zinna che arriva alle nove invece che alle otto? Non è possibile!), Lilac va a sedersi al suo solito posto ed è sorpresa quando nota che, a differenza delle altre, Margot non sembra affatto notare il suo ritardo.
Se ne sta seduta in maniera composta (un altro avvenimento mai successo prima, di solito Margot ama starsene seduta a gambe incrociate), con la testa abbassata sul tablet. Il banco è ripulito da penne, quaderni e colori.
“Ciao,” dice Lilac e, forse per la prima volta dall'inizio delle lezioni, lo fa spontaneamente e non perché si sente obbligata a mostrarsi educata.
“Ciao,” mormora Margot, senza però alzare gli occhi.
Le ore passano. Lilac tira fuori il suo tablet ed entra subito nella lezione, rispondendo quando l'insegnante fa una domanda e mostrandosi una delle bambine più preparate.
Margot, invece, rimane silenziosa per tutto il tempo.
E quando arriva l'ora di Svago, Lilac decide di nuovo di parlarle.
“Oggi non disegni?” le chiede, voltandosi completamente verso di lei.
Margot risponde scuotendo il capo.
Lilac resta a guardarla, notando come i suoi capelli siano arruffati. Nonostante sia disordinata e ami abbinare i colori più assurdi nei vestiti che indossa, Margot non manca mai di pettinare i capelli.
Lilac sospetta che sia Juliette ad occuparsene. Più che altro lo spera, visto che lei stessa non ha ancora imparato a sistemare i suoi capelli rossi. Ogni mattina ha bisogno dell'aiuto di Francesca per acconciarli.
“Perché mi guardi?” dice Margot. Sposta la testa per lanciarle un'occhiata, e sembra quasi che arrossisca.
“Perché non disegni?”
“Perché non mi va.”
Il tono brusco e duro con cui le risponde, fa quasi paura a Lilac. Margot non è mai stata sfacciata con lei.
Lilac fa per girarsi, decisa a continuare la lettura in inglese e ad ignorarla come fa ogni giorno, ma ciò che Margot sussurra la trattiene dal farlo.
“E' stata Valerie.”
“Come?” chiede Lilac. “Valerie?”
Si gira a guardare la bambina con i capelli castani seduta in prima fila, ma Margot la tira per il braccio. “Non la guardare, altrimenti tirerà i capelli anche a te.”
“Ti ha tirato i capelli?” chiede Lilac allargando gli occhi. “Perché?
Margot scrolla le spalle e abbassa la testa.
“Perché?”
Niente.
“Allora? Perché?” chiede, con voce più insistente.
Margot unisce le mani fino a farsi diventare i palmi bianchi. Le porta entrambe sotto il banco, prima di girarsi verso Lilac. “Prometti di non arrabbiarti se te lo dico? E di non tirarmi i capelli?”
Lilac annuisce subito, anche se le richieste di Margot le sembrano assurde.
“Quando ha visto che non arrivavi,” inizia sottovoce, “Valerie si è seduta al tuo posto e ha detto che avevi deciso di cambiare classe perché io sono antipatica. Io le ho detto che non è vero, e lei ha detto che era vero, visto che anche tutte le bambine lo pensano. Hanno detto che sono antipatica,” continua, abbassando gli occhi. Intreccia le dita e le stringe forte. Quando alza la testa, inspira profondamente, e Lilac si rende conto che sta tremando. “Valerie ha detto che è perché io ho una mamma e tu no. E poi mi ha tirato i capelli, mi ha ti-tirato il fiocco e poi l'ha b-buttato.” Margot fa una pausa, si strofina gli occhi. “E' vero che volevi andare in un'altra classe? E' vero che ti sono antipatica?”
Lilac non sa cosa dire. E' combattuta, e attraversata da mille emozioni e pensieri. Vorrebbe alzarsi e andare al banco di Valerie per tirarle i capelli come ha fatto con Margot. Vorrebbe dire alla sua compagna di banco che un po' di antipatia per lei la prova, ma solo perché riempie il loro banco di cose inutili e perché cerca di distrarla in continuazione.
Più di tutto, però, Lilac è sorpresa. Non ha mai visto Margot così timorosa, così abbattuta, così spaventata.
L'idea che creda a delle bugie cattive non le piace, ed è per questo che scuote il capo con forza.
“Sono arrivata tardi perché mia nonna ha fatto tardi. Valerie ha detto una bugia.”
Il viso di Margot riprende immediatamente il suo colore luminoso. “Sul serio?”
Lilac annuisce. “Non voglio cambiare classe. Questa mi piace.”
“E io sono antipatica? Fai sempre le facce strane quando mi metto a disegnare. Ti ho vista,” dice l'altra bambina, abbassando di nuovo la testa.
“Non è vero,” si affretta a dire Lilac. “Prometto che non le faccio più.”
“Allora le facevi.”
“No. Non sempre. Ogni tanto. Solo una volta. L'ho fatto solo una volta,” insiste, sollevando il dito indice per mostrarle che fa sul serio.
Margot scioglie le dita e prende a far dondolare i piedi lentamente.
Quando sorride, mostrando lo spazio fra i denti, Lilac sa che tutto è passato.

**

Il giorno dopo, come ogni giovedì, la signora Giorgini sta per dare il via alla lezione in cui illustrerà alle allieve gli oggetti del passato non più in uso. Finora le bambine hanno imparato cos'era un autobus, com'erano fatte le fragole e in che modo si acquistavano i vestiti prima del cilindro.
Oggi la lezione riguarderà il pane e la pasta.
Margot e Lilac, entrambe con i rispettivi tablet fra le mani, si scambiano sguardi timidi.
La prima non è del tutto convinta che Lilac non provi antipatia nei suoi confronti.
La seconda si sente un po' in colpa per ciò che è accaduto fra Valerie e Margot. Pensa che se si fosse sforzata di esserle amica, come sua nonna aveva suggerito fin dall'inizio, Margot non avrebbe dovuto sopportare la prepotenza di Valerie.
“Andate alla scheda dedicata al pane!” esclama l'insegnante, chetando con severità il vociare delle alunne.
Margot e Lilac fanno scorrere le dita sul tablet, fino a trovare l'immagine giusta.
Le foto dei diversi pani sono accompagnate da brevi didascalie, in francese e in inglese.
Mentre la Giorgini introduce il cibo a base di acqua e farina, Lilac ascolta e osserva le immagini.
Margot, invece, continua a far scorrere il dito sul tablet, visualizzando nuove foto. Anticipando, di fatto, le istruzioni dell'insegnante.
Lilac vorrebbe dirle di non distrarsi, ma sa che non servirebbe a molto. Ha provato diverse volte a farle seguire la lezione, ma è stato inutile.
“Guarda qui!” esclama ad un tratto Margot. “Guarda, Lilac!”
Margot sposta il suo tablet al centro del banco e indica col piccolo dito indice una foto ad alta risoluzione. “Questo pezzo di pane mi somiglia. E' sottile, e io sono sottile. E' francese, e io sono francese. E' simpatico, e io sono molto simpatica. Me l'ha detto la mia mamma,” aggiunge in un soffio. “Quasi quasi potrei farmi chiamare così,” continua verso Lilac. “Baguette.” Unisce le sopracciglia come per riflettere. “Tu conosci qualche Baguette per caso?” le chiede con tono serio.
Lilac fatica a seguire il suo discorso, ma fa segno di no con la testa.
“Ok, allora da oggi puoi chiamarmi Baguette.”
E' il tono importante e solenne con cui lo dice che fa scattare in Lilac una risata. Forte e spontanea, in grado di cancellare ogni freno e di far nascere in lei, finalmente, la spensieratezza tipica di una bambina di sei anni.
E quando la signora Giorgini chiede a Lilac perché si è distratta, è Margot a prendere la parola.
Spiega la sua decisione di cambiare nome, e di scegliere quello di un pezzo di pane che tanto le somiglia. L'insegnante prova a liquidare la sua trovata e a riprenderla, ma Margot insiste fino ad alzarsi in piedi. Descrive nel dettaglio tutti i tipi di pane presenti sul tablet e arriva alla conclusione che solo la baguette può rappresentarla.
“E' il mio simbolo,” dice, “l'ho deciso adesso, e sarà così per sempre.”
Alcune bambine, fra cui Valerie, iniziano a prenderla in giro.
La signora Giorgini scuote il capo rassegnata e le chiede di sedersi.
Lilac, però, continua a ridere.
“Tu puoi essere Rosetta se vuoi,” dice Margot, accomodandosi e riprendendo a far scorrere il dito sul tablet. “Ti piace?” chiede, mostrandole la foto di una rosetta. “Non esistono pani rossi con le lentiggini, altrimenti... No, aspetta! Ne ho visto uno con sopra i cereali! Possiamo trovare un nuovo nome anche a te, ok? Lilac?”
Ma Lilac continua a ridere. Seriamente rapita, per la prima e di certo non per l'ultima volta, dalla sua nuova amica.

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